Storie di amore e di disabilità.
Lago di Bolsena, Italia. |
Incontro Lucrezia (nome inventato) un pomeriggio di fine estate camminando nelle dolci e rigeneranti acque del lago di Bolsena.
Lucrezia, una bella giovane donna bionda con un carattere solare e un sorriso buono, mi rivolge la parola divertita dal fatto che io porto con me in acqua Bibi, la mia cagnolina Pinscher, su un canottino giallo. Mi dice che Bibi sul mini canotto ci sta come una polena! Anche Lucrezia è in acqua con un cane di taglia media con gli occhi buoni come quelli della sua padrona.
Con Lucrezia c’è anche una ragazza con una disabilità psichica. Con me ci sono anche le mie due figlie con autismo.
Ci mettiamo a parlare di cani, di come incredibilmente essi si sentano subito parte del nucleo familiare quando entrano a far parte delle nostre vite, della loro fedeltà toccante.
Lucrezia è umbra e di mestiere fa la parrucchiera. Mi dice che sta cercando di convincere suo marito a comperare una casa a Marta, che adora la spiaggia dove in quel momento ci troviamo, la spiaggia che si trova tra il comune di Marta e quello di Montefiascone. Io le dico che in quel preciso momento, guardandomi intorno, così come sono immersa nelle acque del lago, mi sembra di essere dentro un dipinto ad olio, d’essere parte di quel paesaggio che ci ritrae con le nostre famiglie in una giornata di fine estate al lago di Bolsena nell’anno 2023.
A questo punto Lucrezia mi chiede delle mie figlie e io le rispondo che sono due giovani donne con autismo, che la mia esperienza di madre è iniziata quando avevo 22 anni, che ogni giorno da allora il mio mantra è “Ancora, ancora insieme il più a lungo possibile”, che io ho conservato dentro di me il sogno della mia vita con loro, che questo sembrava un sogno impossibile, invece, affrontando la vita un giorno alla volta, è stato possibile realizzarlo nel superamento di tanti limiti che riguardano me, i miei mezzi insufficienti, il mio essere stata colta di sorpresa senza essere preparata a tanto, ero così giovane, ma soprattutto i limiti del mondo, che a un certo punto mi sono un po’ allontanata dalla preoccupazione eccessiva per il dopo di me, che aveva reso il mio pensiero di tipo escatologico: una ricerca a soluzioni che attengono al futuro sulla base di tutto ciò che riguarda il presente.
A questo punto Lucrezia mi ha detto di avere in affidamento la ragazza che le sta accanto, la quale girava intorno al canottino di Bibi senza avere il coraggio di accarezzarla. Mi dice che non è la prima volta che ha avuto in affidamento un bambino che si è scompensato in una situazione disagiata, come Alessandra (nome di fantasia), la quale ha un fratello, anch’egli scompensato a causa di una situazione familiare drammatica, che lui però vive in una comunità, non essendoci i presupposti per potere essere dato in affidamento, talmente il suo caso è diventato psichiatricamente complesso.
Io, commossa dalla statura morale di Lucrezia, le dico che la stimo immensamente pur non conoscendola, ma lei, una donna semplice e schietta, mi risponde che volendo prendere qualcuno con sé preferisce chi non sarebbe scelto da nessuno, come Alessandra. A questo punto, Toby, il suo cagnolone, si avvicina a Bibi. Io dico ad Alessandra che il suo cane ha degli occhi fantastici, occhi che parlano. Alessandra non mi corrisponde, ma Lucrezia mi risponde che a Toby manca la coda, che lo ha adottato proprio per questo, perché nessuno lo voleva, essendo in un certo senso un cane disabile, dato che la coda in un cane è uno strumento di comunicazione.
Poi con Lucrezia ci salutiamo. Io mi giro due volte e scopro che anche lei ci guarda mentre ci allontaniamo camminando in acqua. Ci manda baci da lontano salutandoci. Che persona meravigliosa!
DEDICO questo post a tutte le persone del mondo della disabilità, inclusa me stessa. Spero possa rinfrancare rispetto a una fiducia nei confronti della società e delle persone singole in genere molto compromessa a causa della nostra esperienza di vita pressoché impossibile nel mondo, esperienza resa possibile solo dall’amore che ci ha permesso di affrontare un giorno alla volta la nostra vita in salita.
Permettetemi però di condividere con voi anche il mio sentimento nei confronti di Lucrezia. Ho visto in lei la totale mancanza di aspettative personali nei confronti delle persone che accoglie e delle quali si prende cura amorevolmente. Ho visto una leggiadria in lei, un essere presente nel qui e ora che le consente di affrontare queste esperienze di pura donazione nella gioia e nella consapevolezza che ciò che conta e resta è l’amore, l’amore che si dà adesso.
Marina Morelli
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