Fato e Grazia
Virgilio invita a non stupirsi che un essere umano possa morire prima del giorno stabilito e che i meriti o le colpe dell'uomo possano intersecare o contraddire il fato, giacché esistono fati che sono chiamati denuntiatiua e fati che sono chiamati condicionalia. I primi sono quelli che predeterminano eventi che avverranno in ogni caso. Quanto stabilito dai fati condicionalia è subordinato, invece, alla realizzazione di una specifica circostanza, che può non verificarsi. Così nella Eneide il destino di Didone prevedeva che fosse felice e morisse in età avanzata, purché, però, non giungesse sulla costa libica la flotta troiana. Quanto alla cosiddetta morte meritata, si dice che muoiono per morte meritata e non per fato coloro che commettono colpe enormi e imperdonabili contro gli dèi ... infatti coloro che oltrepassano la misura della colpa da soli decretano per sé stessi la punizione e se la si ritiene da imputare al destino, si sminuisce la responsabilità dei colpevoli.
Qui di seguito il passo dell'Eneide che descrive la morte di Didone e la discesa di Iride personificazione dell'arcobaleno, che unisce il cielo con la terra. Figlia di Taumanté e della oceanina Elettra, Iride funge da messaggera occasionale degli dèi, in particolare di Zeus/Giove e di Era/Giunone.
Ella tentando ancora di sollevare le palpebre pesanti,
manca: gorgogliò la ferita piantata sotto il petto.
Tre volte sollevandosi e puntata sul gomito si alzò,
tre volte si arrovesciò sul letto e con gli occhi erranti verso l'alto
tre volte si arrovesciò sul letto e con gli occhi erranti verso l'alto
cielo cercò la luce, e gemette poi che l'ebbe trovata.
Allora Giunone onnipotente, mossa a pena dalla lunga agonia,
e dal faticoso trapasso, Iride mandò giù dall'Olimpo,
che spegnesse il dibattersi dell'anima, e le avvinte membra.
Poiché, infatti, non per suo termine, né per morte meritata periva,
Poiché, infatti, non per suo termine, né per morte meritata periva,
ma misera prima del tempo e arsa da subitanea follia,
non ancora Proserpina le aveva reciso dal sommo capo
un capello biondo, e destinata la sua persona all'Orco di Stige.
Dunque Iride rugiadosa con le rosee penne per il cielo
mille colori diversi tracciando contro il sole,
mille colori diversi tracciando contro il sole,
giù vola e sulla sua testa si librò: "Io questo a Dite
consacro offro come mi fu comandato e ti libero da questo corpo."
Così dice. e con la destra taglia un capello: e insieme tutto
svanì il calore, e fra i venti si ritrasse la vita.
Eneide, Libro IV 688-705
Commenti
Posta un commento
Sii educato,grazie e benvenuto.