Frontiere dello spirito attraverso la materia... Ercole Furia

TITANO - Ercole Furia


"TITANO...e' il piu' grande satellite naturale di Saturno ed e' uno dei corpi piu' rocciosi del sistema solare. L'atmosfera titanica appare ricca di metano e la temperatura superficiale media e' molto vicino al punto "triplo" del metano,dove possono coesistere la forma liquida,solida,e gassosa di questo composto.-------questo e' il mio ultimo dipinto del 2011 !!!! come di consueto...vedo lo spazio da un'altro pianeta: titolo dell'opera : FINE DEL 2011 visto da TITANO....!!!!!!!!!!"
Ercole




Ercole ha innata la capacità immaginativa del reale non osservato nel quotidiano (so che esiste attraverso la narrazione, pur non avendolo mai visto), come nel caso della raffigurazione su tela di uno dei satelliti di Saturno: Titano. 
In Ercole, parrebbe che la visione interiore necessiti, per essere elaborata, della consapevolezza che l'immaginato esista anche nella realtà. D'altronde, è possibile immaginare inventando completamente? 
Ercole è l'artista ispirato in grado di dipingere l'immagine sognata di una realtà lontana e straniera che dà la sensazione di sopraggiungere da regioni interiori, essenziali e inesplorate.
I Magi, eredi di Zoroastro, si attribuivano il dominio delle potenze occulte della natura; chissà cosa ne faranno del triplo metano che troveranno su Titano? Ed Ercole che, nel dipingere Titano, dice - Ho visto lo spazio da un altro pianeta! - allude forse alla Visione dall'alto o Epifania dell'universo? In parole altre, al tentativo di rintracciare l'infinitamente grande nell'infinitamente piccolo e sentire lo Spirito che avvolge e tiene unito tutto l'Universo attraverso la simpatia di tutte le cose?  
Marina








SUI MAGI, cito Shuré, I Grandi Iniziati, volume II, Pitagora.

[...] Sebbene si dice che solo i sacerdoti egiziani possedessero le chiavi universali della scienza sacra,  i Magi sono gli eredi di Zoroastro [...] essi si attribuivano il dominio di quelle potenze occulte della natura, che si chiamavano il fuoco pantomorfo e la luce astrale. Nei loro templi, si diceva, le tenebre si facevano di pieno giorno, le lampade si accendevano da sé, si vedevano raggiare gli dèi e si sentiva brontolare la folgore. I Magi chiamavano leone celeste questo fuoco incorporeo, agente generale dell'elettricità, che essi sapevano condensare e dissipare a piacere e serpenti le correnti elettriche dell'atmosfera, magnetiche della terra [...]"

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