Del destino...

Ma che cosa è questo "destino" del quale ci parla Jung?
Il mito subito ci riporta alle Moire: Cloto che fila lo stame della vita, Lachesi che lo sfila dal fuso ed Atropo che lo recide inesorabilmente...sperando che quel filo sia lungo, a simboleggiare la sorte di lunga vita...
Forse Jung si riferisce al destino di "anima", ovvero alla ragione per la quale ognuno di noi si trova qui e alla necessità impellente di prenderne consapevolezza?
Per intraprendere il cammino della consapevolezza è necessario cominciare dal tentare di capire come si sia andata formando la nostra personalità, ossia, in linguaggio junghiano, cosa sia accaduto al nostro ego nel corso della nostra esperienza di vita, vale a dire che per diventare conscio devo conoscere ciò che io non so di me, ciò che io non sono di manifesto. Chiunque cominci a cercare di far luce in sé stesso, scoprirà il caos...
L'ego è molto vulnerabile e a repentaglio degli eventi quotidiani e dei vissuti che ne conseguono. Il problema, quindi, non è rappresentato tanto dall'ego in sé stesso quanto da ciò che accade al nostro ego. Essere consapevoli significa, in un certo senso, permettere all'ego di entrare in contatto con la nostra parte incoscia ed ammettere che, indipendentemente dai fattori, familiari, ambientali e culturali siamo comunque noi a creare il nostro ego, siamo noi che abbiamo la parola finale su noi stessi: quest'ammissione è la prima vera forma di dialogo con la nostra psiche, questa assunzione di responsabilità mi dà la possibilità di assumere "il controllo" della mia vita.

Quello che io sento d'essere è lo stato del mio Ego...ma non è detto che questo mio sentire mi rappresenti autenticamente...il mio mistero è chiuso in me...bisogna cercare di svelarlo, quindi. Per dare una suggestione, bisogna tentare di dipanare la matassa, il groviglio.

Tuttavia, Jung ammonisce indicandoci una via dell'etica che sia in grado di fronteggiare le richieste sconsiderate che un inconscio, più o meno manifesto, può arrivare a farci attraverso i suoi segni: attività onirica, codifica/consapevolezza di sensazioni, sentimenti, emozioni, istinti, pulsioni: un essere umano consapevole non è mai vittima del proprio conscio e, soprattutto, non lo è del proprio inconscio.
Nel diventare adulti la consapevolezza delle contraddizioni del nostro ego ci deve portare ad un dialogo con il nostro Sé superiore e dialogare con il Sè superiore è obiettivo veramente difficile perché, spesso, prevede proprio il sacrificio dell'ego: le richieste del nostro Sé superiore potrebbero essere, infatti, in un contrasto lacerante con il nostro ego, eppure, è solo quando il nostro ego entra in dialogo con il Sé che (questo lo dico io) noi imbocchiamo la strada segnata sul libro del "destino". Le aspirazioni del Sé superiore rappresentano la visione interiore del nostro destino, ciò per cui nella vita siamo più adatti, ciò nel quale possiamo esprimere al meglio noi stessi: si potrebbe azzardare a dire che il nostro Sé superiore sia una sorta di guida interiore, il Daimon?, anche se seguire le sue aspirazioni non necessita, imprescindibilmente, di un cammino spirituale. Probabilmente, il dialogo interiore è, implicitamente, un cammino mistico, che lo si voglia ammettere o no. Don Juan, lo sciamano americano del Castaneda, sottolinea che l'uomo di sapere, grazie alla volontà di conoscere sé stesso nel profondo, non deve tanto giungere all'accettazione di sé stesso quanto all'accettazione dell'Infinito.
Grazie al dialogo tra psiche ed anima, potremmo quindi scoprire d'esser nati per essere artisti, provando la straordianaria sensazione di leggerezza che si ha quando si viene sollevati dal peso che il tempo esercita normalmente su noi quando siamo impegnati in attività che non ci piacciono veramente, o scoprire che le nostre brame letterarie nulla avevano a che fare con il nostro spirito (come direbbe il grande Gibran) e che la creatività non si debba, necessariamente, esprimere attraverso il lavoro artistico che, secondo Platone, viene da divina ispirazione.
Non bisogna ostacolare le richieste del Sé: il Sé, interpellato in un dialogo aperto dall'ego, non può che indicarci lo scopo e la via... Tanto è vero, che Jung parla dell'importanza e della centralità del processo d'Individuazione, vale a dire, attuare pienamente il proprio Sé superiore e seguire la sua natura superiore/divina. "Sia fatta in me la tua volontà" è la formula magica.
E, poi, ri-spettarsi, che ci dice: "Guarda meglio!". Ossia guardare bene che direzione abbia preso la nostra esistenza e se sia quella giusta.
Eludere il Sé equivale a farci del male, ovvero andare incontro a un fortissimo disagio psico-fisico che si ripercuoterà su tutte le sfere della nostra vita: affettiva, lavorativa, relazionale e, non ultima, sul nostro stato di salute mentale e fisica.
Vale la pena, inoltre, spendere due parole sul concetto di male, o zona d'ombra con la quale ognuno di noi deve fare i conti. In Occidente il male è stato relegato all'Inferno, come qualcosa dal quale stare lontano. Nei miti antichi, invece, tutti i personaggi, vedi Persefone, Kore, Ulisse, Orfeo (il meno fortunato), Alcesti, hanno dovuto discendere nell'Ade, mondo delle ombre, per poter poi risalire verso la luce vittoriosi. L'ombra è parte di noi ed un ego consapevole, quindi sano, sà che il male non risiede solo sull'altra sponda dello Stige. Tutti siamo portatori di bene e di male, basta saperlo, avere un etica del Sé e seguire le Sue aspirazioni: chi riesca in questo, potrà ben dire d'aver incontrato e teso la mano al proprio Destino, quello la D maiuscola e non quello fra due "...".

"Come sempre accade quando s'imbocca la strada segnata nel libro del Destino, una serie di coincidenze mi aiutò a realizzare i miei piani." (Isabelle Allende, PAULA)

Commenti

  1. non lo sò come devo fare ,troppe coincidenze ,sto scrivedo ,quello che sai tu? e ieri notte ero arrivato a descrivere lachesi ,cloto ,insomma il mito di er e tu ch fai?
    ...QUANTE è duro questo matrimonio fra destino e inconscio... è incredibile...fanno tutto loro
    il triste viandante

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  2. cara stella,chi deve fare i conti con questi due,sono cavoli amari,pensa che su ultimaquilareale ,ci sono dei versi che ho citato ieri notte,dalla divina commedia,alle radici dell'analisi ,quello che scrivevo ..marina l'ha messo sul blog.ti giuro che non ci siamo sentiti..
    SINCRONICTA DI ARCHETIPI
    ........sta nascendo un nuovo archetipo

    il triste viandante

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  3. Ciao Rosario, quando si parla di Jung, si entra nel mondo di inconscio e magia, il mondo cosmico atemporale con i suoi simboli archetipici.
    Sono immensamente felice di questa sincronia cosmica che ci tiene uniti TVB. Veramente.
    marina

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  4. STELLA, io lo so che tu sei una donna straordinariamente autentica, ma credimi, l'inconscio è magico e non nel senso d'intruglioni di formule: magia intesa come potere insito nell'immaginazione del Sé superiore, di dialogo tra psiche ed anima e dei simboli, antichi come l'universo, del quale ogni particella di questo universo custodisce la memoria.
    le coincidenze, me ne persuado ogni giorno di più, non esistono. Le coincidenze sono irruzioni del divino nella quotidianità. Non dobbiamo averne paura: la vita col divino (tutto ciò che non si conosce) è meravigliosa ed assume un signuficato totalmente nuovo e profondissimo.
    LA SPERANZA...
    Marina

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  5. ah marin!
    è DURA!
    poi ti spiego...... è l'inferno!
    scrivere e tenere lontano il dio ermeres
    che patimento
    .e possib
    il triste viandante

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  6. Dai Rosario...non possiamo gettare la spugna...il post precedente ti spiega bene il perché! Altrimenti, dopo, ci ritroviamo con i problemi da risolvere nella prossima...Coraggio! Tanto è tutta in'ullisione. C'é un post sul blog dedicato a mia nonna LA CoNTINENTALE ed una sua frase proprio su questo, si chiama: IL SENSO DELLA VITA.
    SMAC

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  7. e tu credi che l'inconscio e il destino siano illusioni.....napoli ha partorito un archetipo
    ..se per noi sarà illusione e spero di si può essere una valenza per quelli che ci precedono ...
    il piccolo chicco nel grande granaio ..vedo che stai facendo prevalere il tuo ANIMUS,il patriarcato...
    ah mari questi due
    so terribili...
    il triste viandante

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  8. il maschiele,va bè che HILLMAN sia il femminile che il maschuile li ha definito con una sola parola ANIMA da non confondere fra animus e anima
    ..il patriarcato mi è uscito perchè ,il vizziaccio di fare due cose contemporaneamente non me lo tolgo! ...poi
    n.r.

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  9. Ciao Marina, il post che hai scritto, molto intenso, si può dire scritto direttamente dall'inconscio.

    Nel leggere il post, leggo l'itinerario che avviene nella vita o almeno in quelle fasi evolutive di una persona. Ed anch'io ho sperimentato molte cose tra quelle trascritte.
    Di cui oltre a leggerne e studiarne i motivi vi ho tratto le mie teorie.
    Quando qualcuno ha un super-Io, o se la persona si interessa solo alle cose materiali,ecc. Non entra in contatto con il proprio inconscio e il Sè. Chi ha per esempio un Io superiore al proprio inconscio,non lo ascolterà e andrà incontro a problematiche nella vita. Chi ha un inconscio superiore al proprio Io, accadrà il contrario, l'inconscio farà prevalere le proprie esigenze malefiche (se è un inconscio negativo),se si ha un Io equilibrato e positivo si avrà un inconscio positivo e comunicativo.

    vorrei scrivere tante altre cose...ma il discorso è lungo.


    ciao

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  10. In questi mesi ho un Io depresso, sembra che il destino abbia preso un periodo di ferie.
    Sembra fermo in una stasi.

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  11. Marina, conosci il libro sui Ching
    "I Ching con le carte"divinazione,meditazione, giochi.
    E' un bel libro con un mazzo di carte Ghingh, ben disegnate.

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  12. mary scava dentro,cogli l'attimo..il simbolo.. il sogno... il desiderio..immagina il tuo inconscio che è echeggia.. cosa vuole ,che vuole dirti,lo sò perdonami è dura..ma quando meno te lo aspetti...
    e vedrai che la crisi
    perdersi e ritovarsi è normale per anima
    il viandante

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  13. In effetti Mary, sono d'accordo con te: si sente quando gli scritti sono frutto di una copiatura o di un adattamento dell'apprendimento, come dire, camaleontico e quando, invece, sono il risultato di un'elaborazione intellettuale che forgia sé stessa nell'esperienza: vale a dire che si capisce quando la gente sa ciò di cui parla/scrive.
    C'è da dire che la diversità psichica delle mie figlie mi ha dato 'ooprtunità di vivere una realtà cognitiva allargata, di vivere in una sorta di bolla dell'incoscio.
    Per quanto riguarda il tuo periodo depresso, devo dirti che un po' tutti noi risentiamo di un momento pscichico collettivo pesante, tuttavia, la via resta sempre la stessa, il dialogo con sé stessi e con il cosmo. La visione cosmoteandrica del mondo ci permette attraverso il dialogo interiore e attraverso la preghiera spontanea, attraverso le domande all'Infinito di ricevere in qualche modo risposte, anche sotto forme di sgni. bisogna alzare le antenne i segnali che l?Universo ci lancia soo continui...bisogna saperli riconoscere. Hai letto sul blog del Professore il post su Zolla?
    TVB
    Poi devo venire a leggere il resto della storia fino alla fine...

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  14. Sì, Mary, e li uso molto. Ho il testo con l'introduzione di Jung e lui dice che l'oracolo non è per tutti.
    Ho scritto un post tempo fa sulla divinazione che parla anche de I CHING:

    http://lapenisolaincantata.blogspot.com/2009/02/della-divinatrice.html

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  15. Marina quanto mi piacerebbe approfondire l'argomento con te,verbalmente!

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  16. Ti mando il mio numero alla posta e domani sera se vuoi ti chiamo a casa: ho un contratto Telecom che mi permette di chiamare in Italia in modo illimitato.

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  17. Cara Marina che articolo interessante!
    Lo devo rileggere con più attenzione.
    Posso solo dire che nella vita quotidiana, quella nella quale interagisco con il mondo esterno, vivo in una finzione continua, una finzione nella quale cerco di adattare me stessa agli altri. E questo adattamento forzato fa si che spesso mi lascio trascinare dalle circostanze.
    Il "Destino" è per coloro che sono se stessi 24 ore al giorno?
    E cosa posso dire del fatto che in un momento buio ho trovato "per caso" il blog del professore e di conseguenza quelli di persone come te con le quali instaurare un dialogo, uno scambio di riflessioni?
    Grazie a tutti. Un bacio. Pinuccia

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  18. Senti Pinuccia, questo fatto dell'ipocrisia che impera lasciamolo stare.
    Forse, a volte, non si tratta neanche di essere ipocriti, forse, quando non è necessario è meglio lasciar correre, tutto qui. E mi viene in mente la frase del Vangelo: "Non gettare perle ai porci"
    Tuttavia, sicuramente, possiamo cercare d'essere un buon esempio anche senza sbattere la "verità" continuamente in faccia agli altri. Come ho già detto ad un'altra persona, è possibile accettare le crittiche senza sentirsi giudicati e viceversa. Aggiungo che, nel caso in cui, essere autentici, sinceri, porti ad una contrapposizione improduttiva, piuttosto che scendere sul sentiero di guerra e trascendere con le parole/fatti, è un bene momentaneamente allontanarsi.
    Diceva la bonanima del Prof. Aldo Carotenuto che bisogna essere forti per accettare la verità...ma ancora più forti per dirla. Spesso, essere autentici entra in contrasto, come dici tu, con la mentalità, con le "convenzioni", e si finisce per esser tacciati per matti! La paura del confronto è terribile anche perché non sempre siamo portatori di consapevolezze. Infatti, trovo che si senta quando una persona sa quel che dice e quando parla per bocca d'altri...ma questo fa parte della natura e trovo, comunque, che emulare sia un fatto assolutamente normale: praticamente l'apprendimento si bassa sull'emulazione: dopo, però, bisognerebbe cominciare ad essere creativi: questo ci porta all'autenticità ed è la dimostrazione ce noi ci siamo evoluti dall'emulazione e che abbiamo cominciato ad attingere ad un dialogo interiore che ci porta alla realizzazione del Sé superiore. Questo è il destino che ognuno di noi deve cercare dentro di sé.
    C'è un aspetto "di conquista" del territorio altrui insito nella natura umana...va superato.
    Bacioni fortissimi. Guarda che io ho apprezzato molto la tua solidarietà silenziosa e discreta e, credimi, questa signorilità non può esser in alcun modo scambiata per ipocrisia...poi, il tuo cuore lo conosci tu ed il tuo animo, a fondo, lo conosce la scintilla divina che è in te.
    Marinariannachiara

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  19. “Quello che io sento d'essere è lo stato del mio Ego...ma non è detto che questo mio sentire mi rappresenti autenticamente.”

    Credo si potermi allacciare molto bene a questa frase. Tu potrai intuire quando mi si cucia addosso. Il dialogo interiore, mia cara Marina, è la prima forma di verità e di saggezza. Sapersi parlare, a mio parere, è una delle cose più importanti per poter vivere ed armonizzare se stessi con il mondo.
    Nonostante -come asserisce la frase- il nostro sentire non sempre ci rappresenta autenticamente, bisognerebbe saper lottare per far sì che accada.

    Mi piace questa sfumatura di Jung, nonostante io sia più Freudiano.

    Un sorriso.

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  20. Marina con la frase del Prof. Carotenuto, di cui purtroppo non conosco nulla, mi hai aperto uno spiraglio. Si forse cerco di accettare la verità, ma non ho ancora il coraggio per dirla sempre.Sono ancora intrappolata nella paura di ferire le persone con cui interagisco nella vita quotidiana, anche se so che le persone di cui sopra non è che si facciano poi molti scrupoli . A volte faccio finta di essere forte e succede anche che riesca a crederci per un po'.
    Una delle cose che ho imparato è che le persone che sanno cosa sono davvero la sofferenza e la solitudine sono quelle più disposte a dare la loro solidarietà.
    Grazie Marina per quello che mi hai detto. Lo apprezzo davvero e questo lo sai, vero? Baci Mariannachiara. Pinuccia

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  21. Ciao, caro, Vitaedamore, si parlava di destino, non delll'incontro l'anima gemella, senza nulla togliere, ma di meta, di realizzazione del Sé superiore, del processo d'individuazione. Sì, credo che per te sia un argomento da approfondire, come per tutti, credimi...
    Allora, le hai viste le foto delle ragazze due post sotto?
    Un bacione bello.

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  22. PINUCCIA, se sai amare come mi sembra lo sappia fare tu, sei portatrice di verità!
    Marina

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  23. Parlare con te è catartico. Grazie Marina!
    Pinuccia

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  24. a Marina , sui Ching.
    Da molto che non li prendevo, tra le forme divinatorie di cui mi ero interessata, anche se non ci credevo mai, e i ching non li capivo, ma questi tipi che ho dei Ching, sono gli unici che mi danno un senso di serenità, anche perché i testi della filosofia di vita cinese, come comportarsi, ecc. Vi avevo ontravvisto qualche verità perché quando chiedevo un oracolo, invece della solità cosa che non si avverava mai, diceva della realtà che vivevo e i cambiamenti che avrei dovuto fare, anche se non mi piacevano.

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  25. Condivido ciò che ha scritto Pinuccia.
    Nella vita quotidiana bisogna fingere per poter stare con gli altri, se si dicono le verità o se ognuno si dimostra per quello che è veramente, nessuno andrebbe daccordo.

    Per mia esperienza, se non si dicono certe cose o si finge, è il destino che certe volte mette tutto in chiaro. Qualche volta mi è capitato di sentire cose che mi avrebbero indotto a litigare con persone che ben conosco, ma bisogna fingere. La finzione però a me non piace, per me non essere se stessi è come tradire chi si vuole bene o chi si rispetta.

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  26. Sai MARY che Confucio interrogava l'oracolo e, spesso, persino uno come lui rimaneva stupido ed imbarazzato dal responso?
    Tuttavia l'oracolo, a volte, si nasconde e poi col tempo si lascia svelare, o per dirla alla Goethe "spesso i desideri nascondono la natura del desiderio stesso" ed I CHING, probabilmente, cercano di metterci in guardia dagli inganni dell'EGO.

    Per quanto riguarda la finzione...lasciamo perdere: l'ipocrisia dilaga...ed anche l'ingordigia. Sotto certi punti di vista l'altro, nella relazione, ci rimanda la tacita richiesta di complicità: "Io so che tu sai che io so..." Io in questo non sono brava. Questi maneggi/manovre m'intristiscono e non vuol dire che non ne sia capace... Credo, infatti, che nessuno sappia mentire meglio di me, al bisogno.

    Marina

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  27. Assai Carissimi,

    NESSUNA COSA AVVIEVE PER CASO.

    Nelle coincidenze significative tutto ha un senso ben preciso da capire con l'ispirata razionale mente, ma soprattutto con l'innato amorevole cuore.

    In una mia precedente riflessione SULLA MORTE, avevo anche rimarcato che nulla è lasciato al caso, tutto ha un senso, uno scopo non esiste il caso, non esiste la coincidenza casuale, anche il più improbabile e assurdo caso non esiste, ma esiste una legge universale, la legge di sincronismo degli eventi. La sincronicità è la mente di Dio. Credetemi anche questo è difficile da digerire e d'accettare perché neanche un capello che cade è trascurato nel nostro cammino.

    NULLA AVVIENE PER PURO CASO, nulla. La sincronicità è come un’interfaccia o una compenetrazione con una dimensione alternativa di questa nostra realtà che crediamo unica e la sola. Oggi, questa sincronicità possiede una corrispondente scientifica nella nuova base elementare della fisica quantica. E’ quell’effetto NON LOCALE, che ha carattere acausale anche se non esistono meccanismi conosciuti fisici che possano spiegarlo.

    Le sincronicità sono un principio universale connettivo acausale fra persone, eventi o verso altre fonti creative di risonanze cosmiche dell’universo. (Ostenta) Accadono a tutti indipendentemente dal loro bagaglio culturale o condizione SocialPoliticoReligioso. E’ come un lampo che per un breve drammatico drastico momento unisce il cielo e la terra. Gli stessi guizzanti fulmini prodotti dagli impulsi elettrici del nostro cervello. Una grande benevola intelligenza superiore responsabile del destino del micro e macro universo.

    Un’infinita rete di fili pervade tutto l’universo. I Fili orizzontali sono nello spazio, i fili verticali sono nel tempo. Ad ogni loro incrocio, c’è un essere. E ogni essere è una perla di cristallo. Il grande fulgore di un Essere Assoluto illumina e penetra ciascuna perla. E ciascuna perla riflette non solo la luce di tutti gli altri cristalli della rete, ma anche ogni altro riflesso dell’universo intero (la rete di Indra – RigVeda).

    L’idea della creazione come un vasto intrico di esistenze correlate sottolinea i legami esistenziali e spirituali altrimenti invisibili, che uniscono ogni particolare dell’universo per apparire là dove si intersecano. Non per nulla Indra è il dio vedico universale, che cattura ogni cosa nella sua rete cosmica.

    Se solo si seguisse l’innata benevola ispirazione del proprio cuore, quel grandioso destino, la via dell'eroe, la MOIRA SUPERIORE, allora e solo allora ogni indesiderabile, inaccettabile fato troverà nel lato oscuro, il celato assai nascosto bene e buono della vita, ma soprattutto ritroverà anche il vero senso della vita.

    Solo quando il sitar è ben accordato possiamo danzare all’unisono con il cuore degli uomini.

    Da questo si evidenzia che la vita è sacra e va vissuta in ogni micro secondo, in tutto il suo esistere, in tutto il suo percepire.

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  28. RAFFAELE,
    questo tuo commento mi è piaciuto molto.In particolare mi è piaciuta l'affermazione:
    " La sincronicità è la mente di DIO."
    E poi:
    "Ogni essere è una perla di cristallo. Il grande fulgore di un Essere Assoluto illumina e penetra ciascuna perla. E ciascuna perla riflette non solo la luce di tutti gli altri cristalli della rete, ma anche ogni altro riflesso dell’universo intero (la rete di Indra – RigVeda)."

    A questo proposito leggi questo mio post, penso che possa piacerti:
    http://wwwlultimaquilareale.blogspot.com/2009/03/lascesa-verso-la-luce-e-un-invito-al.html
    Buonanotte.

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