Della narrazione di sé stessi...

"...per quanto autobiografico un romanzo possa essere, è pur sempre un romanzo: una NARRAZIONE. Nel descrivere situazioni e persone, pur essendo sinceri al massimo, esprimiamo il nostro vissuto e, sicuramente, storie come la mia non possono essere raccontate integralmente. L’essere integrali è una misura, di noi stessi e del mondo, di per sé pericolosa. Bisogna imparare a dire la verità senza scendere morbosamente nella volgarità, tutta umana, dei particolari. In questo caso, si rende un servizio alla verità, preservandola. Così facendo, proteggiamo anche noi stessi.
La vita, che ci piaccia o no ammetterlo, è miseria, nostra ed altrui. Non tutti si adattano disinvoltamente alle regole del mondo. Non a caso, nel corso degli anni, mi sono spesso rifugiata nei miei sogni per riuscire ad andare avanti: ho dovuto avere una chimera da seguire. Così, per onestà intellettuale, confesso che alcuni dei miei vissuti interiori sono il frutto di un personalissimo approccio al quotidiano, fantastico e visionario e, sebbene una parte di me sia fortemente concreta, costante ed incline alla correttezza, la mia vera essenza è totalmente libera ed anticonformista. Il mio è il tentativo astratto di affrontare il mondo con una visione che, pur ponendo il valore della vita di ogni singola persona e l’insegnamento che ci viene dalla morte al di sopra d’ogni altra presunta certezza, è senza dubbio più universale che individualista. Come l’amore sublimato, del resto.
Anche gli scritti rientrano in questa sorta di percorso metafisico sul quale sono in cammino…mi è stato donato un nuovo mondo cognitivo, misterioso e magico…e, prima come lettrice poi come scrittrice, mi sono persuasa che la maggior parte dei libri non nasca per caso e che ogni libro sia, per sua natura, un messaggero misterioso. Non ci si può improvvisare scrittori e non basta avere una storia da raccontare. Per grande e bella che sia, ad una storia occorre che chi la scrive sappia darle un’anima e quando un racconto prende vita, ecco che si astrae dal proprio creatore ed assume una sua identità: la storia è dello scrittore ma in un certo senso lo prescinde e chi scrive, questo, lo sa.
Personalmente, quando scrivo ho la sensazione di abbandonare quella parte di me che meglio conosco ed insieme alla quale, faticosamente, affronto le mie le mie lunghe, lunghissime giornate; è allora che il tempo perde il potere che normalmente esercita su di me ed io sono una sconosciuta, dal cui animo affiorano simboli ed idee estranei alla mia esperienza ma che sento familiari al mio spirito…e mi sembra di essere un pozzo senza fondo che ha la propria sorgente nella paurosa Eternità. In ognuno di noi è custodito un patrimonio universale al quale è possibile attingere ed il lavoro artistico che nasce da tale ispirazione è sovrannaturale nella sua essenza.
Il mio vissuto di scrittrice è pressapoco questo:


Storie che prendono vita nelle mie mani e che mi prendono la mano.

Storie che per non sfuggirmi di mano devo seguire oltre i miei limiti in luoghi imprevisti e sconosciuti.

Storie che credevo mie ma che in realtà non mi appartengono.

Storie ormai vive, con una loro anima ed un loro messaggio, che attinge da me e che mi prescinde.

Storie che narro e che scopro essere fuori dal tempo, come il mio spirito."

Commenti

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  2. "...che la maggior parte dei libri non nasca per caso e che ogni libro sia, per sua natura, un messaggero misterioso."

    Ciao dolce Marina,
    che meravigliose parole che scrivi e le condivido pienamente. Sai a volte sento che da quel pozzo senza fondo che attinge all'Eternità, ci sia qualcosa che vuole affiorare e prendere vita attraverso le parole, ma poi a me, non è mai accaduto che quel "messaggero misterioso" mi abbia preso la mano.

    E' proprio come dici tu, che chi scrive una storia, un libro, bisogna che gli sappia dare un'anima.
    Il tuo percorso arricchisce anche chi lo vive da fuori perchè trasmette molto.
    Hai ricevuto un dono che come tutti i doni preziosi, non è per tutti!

    Da quando interagisco con te non faccio altro che raccontare e commentare con mio marito e mia madre, le cose belle che mi vengono da questo "Interagiranime".
    Grazie!

    P.S. Hai subito beccato uno dei miei punti deboli.
    La riservatezza e l'introversione del mio carattere; un'afflizione con cui convivo da quando sono nata. La timidezza affiora anche se non me ne accorgo e come mi disse un giorno una persona saggia, me la porterò tutta la vita e ci combatterò.
    Comunque non è poi una cosa gravissima!
    Fa parte di quel bagaglio di difetti che dobbiamo mitigare (se ci riusciamo!) :)

    Un saluto affettuoso.

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  3. Quanto sei sensibile Elisa...
    tuttavia, voglio dirti una cosa che ho capito di me, così, tanto per condividere un fatto buono.
    Sai perché io con tutto quello che mi è capitato non sono caduta in depressione?
    Perché sono un estroversa e perché reagisco e perché chiedo alle persone il motivo dei loro comportamenti e delle loro parole...io, difficilmente, non lascio correre, senza necessariamente litigare, anche se a volte capita anche questo, anche se spesso a causa di quello che dico e penso il prezzo da pagare è la solitudine, però mi prendo tutte le mie responsabilità.
    Quindi, se ce la fai, lavora sulla reazione giusta da avere, è inutile tenersi tutto dentro.
    Baci Marina

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  5. Mi piace molto come scrivi ed i concetti che esprimi, ma c’è un’affermazione dalla quale differisco.

    Non ci si può improvvisare scrittori e non basta avere una storia da raccontare.

    A volte il miglior scrittore è proprio quello che non si trova bene in quei panni. Ci sono esperienze che portano ad un aumento esponenziale della creatività e della cultura, soprattutto interiore.
    Poi, dovremmo fare una distinzione tra il narratore e l’autobiografico.
    Colui che racconta una storia nata interamente dal proprio intelletto o da un gesto involontario intravisto da qualche parte, avrà più difficoltà a trascinare il lettore nel suo marasma di sensazioni.
    Chi scrive di sé stesso o descrive un’esperienza diretta (o, semplicemente, accaduta a qualcuno d’intimo) saprà sempre ed in ogni caso esprimere i propri sentimenti o le proprie emozioni, rovesciandole sul lettore. Chiunque esso sia.

    Mi sono permesso di dire la mia opinione, operando nel campo.
    Grazie.

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  6. Caro/a Amico/a VITAEDAMORE (bello, sì bello),
    leggendoti, mi viene in mente, un pomeriggio al Mel Book Store di Roma in Via Nazionale, trascorso in compagnia dello scrittore americano James Ellroy, che presentava un suo libro, l'ultimo romanzo che ha scritto, fra l'altro: SEI PEZZI da MILLE.
    Ellroy: soprannominato dagli americani Mr Obsession, tutto un programma no?
    Sai quello di L.A. Confidential e de LA DALIA NERA?
    Sì, proprio quel folle vero che ha il coraggio unico e grottesco di raccontare sé stesso senza veli, al punto di dirti di essersi intrufolato nelle case delle sue amiche per odorare la loro biancheria intima sporca...senza, tuttavia, essere mai osceno, mai. E lo sai perché? Perché Ellroy è autentico e perché la sua narrazione non è finalizzata a violentare l'immaginazione del lettore ma a scuoterne la coscienza, attraverso la condivisione della sua esperienza di vita estrema che per Ellroy, con la sua innata attitudine a parlare degli affari suoi,evidentemente, può trovare un significato ed un riscatto vero solo entrando a far parte di una coscienza più allargata, quindi, collettiva.
    Ecco perché Ellroy, personalità ossessiva, piace: lui vuole condividere e questo cattura l'attenzione, lui è autentico e questo è affascinante.
    Comunque, quel pomeriggio, se ne stava lì, occhialetti tondi, bottigletta d'acqua ad ostentare il suo non essere più alcolista, sededuto dietro una scrivania accanto alla sua traduttrice dall'aspetto intellettuale, annoiato dalle domande dei giornalisti...e non ne faceva, di certo, un mistero, mimando comicamente il verso del cane ansimante con la lingua a penzoloni.
    Naif?
    Forse, però, aveva ragione: tutte quelle impomatate, il panigirico di James, insomma, lui era tanto insofferente.
    Poi, noi, un gruppetto sparuto di "assolutamente nessuno" (Fra l'altro io ancora non scrivevo, scrivere è stato conseguente ad una grande passione che mi ha portato a volermi raccontare, non autobiograficamente, raccontarmi e basta. D'altronde, non è un mistero che le Muse siano presenti ad ogni iniziazione.) gli abbiamo posto una domanda che lo ha, come dire, ringalluzzito. Eravamo incuriositi dal suo modo di scrivere molto complesso...ai tipi come noi no sfugge nulla...e gli abbiamo chiesto se il modo nel quale lui stendeva il suo romanzo fosse quello che immaginavamo noi.
    Lo era!
    Ellroy fu, letteralmente, entusiasta di quella domanda e si concesse a noi lettori attenti, generosamente.
    Si aprì una discussione vivace sull'essere scrittori, sul fatto che chi scrive è un po' come se vivesse una doppia vita, che scrivere è faticosissimo e, poi, qualcuno gli ha domandato un consiglio sul come iniziare il proprio percorso di scrittura.
    Allora lui ha risposto:
    "Fermati amico. O sei scrittore o non lo sei. Nessuno potrà mai insegnarti come diventarlo e se non lo sei, I'm afraid, che tu, tuttalpiù, potrai scrivere un diario delle tue giornate."

    Confermo quanto ho detto e ne sono, ogni giorno di più, convinta. Quando si dà vita ad uno scritto dobbiamo essere veramente creativi e infondere il soffio vitale, altrimenti, lo scritto, come dire, non è ispirato... Per non parlare, poi, della cultura che, veramente, mal si sposa con la letteratura: normalmente non fa che appesantirla.
    Poi, per carità, bisogna pur provare a prendere la penna in mano...per credere...per vedere quel che succede... Ma se quando scrivi non diventi il tempo, se quando scrivi non ti muovi tra la riflessione e la fantasia, se quando scrivi non hai "capacità negativa", allora, amico/a mio/a non hai quel quid che ti contraddistingue.

    Grazie delle riflessioni, molto interessanti. Adoro la condivisione. Adoro il tuo nomignolo.
    Marina

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  7. In fondo è come dire la stessa cosa...
    Chi scrive, anche se non si trova bene nei panni dello scrittore, è proprio perchè oltre ogni limite razionale, ha trovato lo spirito che lo porta a trasmettere qualunque cosa essa sia, esperienza vissuta in prima persona o scaturita dal proprio intelletto. In fondo qualunque cosa ci colpisca anche da fuori, avrà avuto un profondo motivo di attecchimento nel nostro Io, pertanto diventa anche nostra.

    Certo bisogna distinguere fra scritti di natura puramente didattica e scritti che raccontano vita, emozioni, sentimenti, anima...che poi possono diventare "didattici" per chi li interiorizza.

    Scrivere non è per tutti; ognuno può sentirlo dentro di sè il dono e anche quando non lo riconosce può capitare che "il messaggero misterioso" gli prenda la mano senza che ci se ne accorga.

    Quindi si può scrivere anche per scopi differenti; chi scrive un "trattato di botanica" non avrà lo stesso impatto emozionale nel lettore di chi scrive un libro di poesie, ma anche quella materia non è forse utile alla conoscenza? Non può trasmettere correlazioni, trame di riflessioni?
    Ma anche per scrivere un "trattato di botanica" occorre quello "spirito" (non è per tutti!).
    Le grandi opere (anche enciclopediche) hanno fatto il mondo, nel senso che lo hanno mostrato agli occhi degli uomini (almeno in parte!).

    Scusatemi se mi sono dilungata; è che l'argomento mi appassiona.
    Un bacio.

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  8. Prliamo di letteratura e di romanzi, ad esempio, come CIME TEMPESTOSE: parole di fuoco dall'inizio alla fine, coscienze dell'epoca scosse nel profondo da sentimenti forti e dei quali non si poteva parlare ed il tutto veniva da una ragazza di campagna che parlava il dialetto del sout England morta tisica a trent'anni!
    Baci baci.
    marina

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  9. Si, infatti concordo nel dire che scrivere non è per tutti...

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  10. diretto verso sud
    verso sud
    verso prati oceani e mari
    verso dentro di me
    verso i ricordi sogni ...
    ed emozioni
    verso la tenerezza dolori
    ed affanni
    verso il dubbio e la verità
    verso....

    a marina con una costellazione di bene
    rosario naddeo

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